DITZ

Definiti da Loud & Quiet una delle band più interessanti della scena punk inglese, da Brighton il noise punk dei DITZ ha conquistato i palchi d’Europa in apertura al tour europeo degli Idles. Irriverenti ed eccentrici, i loro live trasudano brutale trasparenza.
“Never Exhale”, il nuovo disco in uscita il 24 gennaio 2025, è il sound di una band che non si è fermata un attimo. I DITZ sono andati in tour senza sosta negli ultimi 4 anni, e le canzoni di questo nuovo lavoro sono state scritte in tutta Europa, spesso nei giorni liberi e in sale prove prese in prestito solo per spezzare i lunghi viaggi. “Never Exhale” è il sound di una band che non si è mai fermata per un respiro. I DITZ sono andati in tour senza sosta dall’uscita del loro primo album “The Great Regression” e anche prima, viaggiando almeno 100 giorni all’anno da quando è scoppiato il COVID. Spesso suonano le canzoni dal vivo anni prima della loro uscita, modificandole man mano che vanno avanti. Le canzoni del disco finale possono costantemente e sostanzialmente cambiare prima di essere ascoltate come parte dell’album.
“Never Exhale” è stato registrato in gran parte negli studi Holy Mountain di Londra durante un gelido gennaio. Il risultato è un album indurito dalla pressione della sua stessa realizzazione.
I temi dell’album si rivelano man mano con gli ascolti. Il pezzo di apertura “Taxi Man” è un’esplorazione di cosa significherebbe soppesare il proprio impatto sul mondo. L’omonimo tassista potrebbe essere visto come una figura tipo San Pietro, o come Caronte, che traghetta i morti negli inferi.
Più avanti l’album esplora temi di odio e divisione inutili (“Space/Smile” e “It smells like something died in here”) l’invecchiamento (“Senor Siniestro”) e la separazione del fisico dalla realtà in “The Body As A Structure”. È politico, ma in definitiva personale. Più Genet o Kafka che Orwell o Huxley.
Dal punto di vista sonoro, l’album affonda le sue radici nelle solite influenze DITZ, nel noise rock classico come The Jesus Lizard o Shellac, o nell’ottuso post punk dei Fall, ma introduce anche influenze nuove. La traccia di chiusura “Britney” potrebbe essere paragonata ai Radiohead o ai Mogwai. Nel complesso, l’album è un chiaro sviluppo rispetto al loro primo sforzo. Un segno di ciò che verrà.